San Lorenzo, il sole tinge di azzurro il cielo e asciuga la nebbia.
Scendono spediti verso Gressoney, mentre flotte di fedeli poco allenati salgono verso la montagna per la messa nel piccolo santuario dedicato a lui.
Raggiunta la cittadina, trovano i primi sei chilometri di pianura, tra i vicoli e i sobborghi tanto amati da Margherita di Savoia da costruirci un castello da favola.
Nel sole cocente del primo pomeriggio, una salita verticale e polverosa li conduce ad Alpenzù, un piccolo villaggio Walser ora adibito all’ospitalità dei viandanti, da cui si mostra, finalmente, il massiccio del Monte Rosa in tutta la sua impressionante “glacialità”.
Tanto timido da non stagliarsi verso il cielo come altre montagne finora incontrate, ma anche tanto orgoglioso nella sua mole placida.
In serata li raggiungono due amici, che si sono spinti fino alla Vellèe per cenare assieme e, magari, condividere una tappa del viaggio.
Cambia il tipo di chiacchiere, aumenta il numero degli amari, e il freddo della notte non li ferma dall’andare a caccia di stelle cadenti nel nerissimo cielo montano.