Quello che sta finendo è stato un anno pieno di eventi. Lo definirei intenso.
Sono successe molte cose, non in maniera frenetica, ma piano piano, una dopo l’altra.
Si sono susseguite, mettendo in moto tutta una serie di cambiamenti.
Ho pensato che avevo voglia di mettere quelle più significative in fila, di arrotolarmele tra le dita, trasformarle in parole.
Creare un lungo elenco, che molto racconta e molto non dice.
In ordine più o meno cronologico, dalla prima alba dell’anno all’ultimo tramonto, ma senza troppo impensierirmi se qualcosa mi scappa dalla mente.
Ho raggiunto la fine dell’Italia a piedi, con un compagno di viaggio accanto.
Ho mangiato il mio primo pasticciotto. E una lunga serie di altre cose buone.
Ho avuto in dono un anello prezioso e carico di significato.
Ho comprato un nuovo pc di una marca a cui mai avrei creduto di cedere. Autoassolvendomi.
Ho firmato un contratto con uno dei miei editori del cuore.
Mi sono fatta un’improbabile frangia, che per fortuna è cresciuta, seppur non abbastanza in fretta.
Ho contribuito a progettare e costruire mobili, vedendo la nostra casa cambiare per accogliere.
Mi sono sentita tanto bella.
Mi sono sentita tanto brutta.
Ho camminato tanto, da sola, spesso nel sole.
Ho camminato anche un po’ in compagnia.
Ho letto meno libri (peró ne ho scritto quasi uno) e mangiato meno gelati di quelli che avrei voluto.
Mi sono goduta tutti i sabati liberi possibili, facendo qualche piccolo viaggio e scoprendo posti nuovi.
Ho litigato e pianto.
Sono stata spaventata, sopraffatta, atterrita.
Sono stata felice.
Ho percorso ben tre Navigli, antiche vie d’acqua.
Ho ucciso qualche pianta ma ne ho salvate altre.
Ho visto il mio corpo cambiare, diventare proprietá di un* altr*.
Ho sofferto per questo e per lo spossessamento, ma ho ugualmente cercato di prendermene cura, affinché poi potesse tornare quello di prima. E continueró a farlo.
Sono tornata alla vita montana, come piccola parentesi del vivere.
Ho avuto paura per mio padre, e quindi per me.
Ho fatto infiniti esami del sangue.
Ho avuto accanto l’affetto di amici veri, e un compagno con cui fare squadra.
Ho capito chi, definitivamente, non c’è più. E forse non c’è davvero mai stato.
Ho comprato e adorato delle Birkenstock color oro.
Ho fatto colazione sulla vetta di molte montagne.
Ho praticato il pilates con costanza e dedizione.
Ho dormito poco, ma a volte é successo con il vento nelle orecchie.
Ho visitato musei e raccontato storie.
Ho fatto lezioni di cui sono orgogliosa, e accompagnato i “miei” studenti fin dove avrei voluto.
Ho continuato ad alimentare la mia personale Resistenza.
Ho desiderato fortemente poter indossare i miei abiti, sentirmi a mio agio al loro interno come in un luogo sicuro.
Ho comprato fiori e me ne hanno regalati.
Ho avuto l’emicrania.
Ho imparato a preparare il latte in formula e scoperto di ricordare piccoli dettagli chimici utili per evitare il calcare.
Ho scoperto che il prosciutto crudo é sopravvalutato, il prosecco no.
Ho amato.
Ho ritrovato il senso profondo della potenza del solstizio.
Ho generato la vita. In un giorno dispari.