Ed eccomi qui.
Ad aver tradito i buoni propositi dopo solo un mese.
Ma è così difficile trovare la costanza di scrivere un pensiero, breve o lungo che sia, a settimana.
Non solo, perché non sempre si ha qualcosa da dire. Molto spesso la spiegazione è più semplice: sono esausta.
Esausta delle notti tanto o poco frammentate.
Esausta della frenesia, dell’arrivare a lavoro al mattino avendo già concluso le energie della giornata, che, invece, è ancora tutta da costruire.
Esausta del non avere mezz’ora al giorno per mobilitare il corpo, per far scricchiolare le ossa tra loro, per risvegliare i muscoli dal torpore e dalle contratture. Per sentire le cosce lavorare, le cellule affaticate nello smaltimento dell’acido lattico.
Esausta dal non aver voglia – non solo tempo, di leggere. Di non riuscire a trattenere il significato dietro le parole sulla carta quando gli occhi scorrono le lettere.
Esausta dall’essere la persona che si occupa della cura e non quella a cui viene donata la cura.
Esausta dal carico mentale, che aumenta invece di diminuire.
Esausta dell’inverno, del freddo, della pioggia. Del malumore che mi provoca il mio essere metereopatica.
Ma so che quando arriverà, il sole riempirà ogni cosa e porterà il bello.
Qualsiasi sole sia.