Consigli non richiesti di trekking urbano (in zona arancione).

Nell’Italia suddivisa per colore, l’Emilia-Romagna, inizialmente roccaforte del giallo, con poche limitazioni alla libertà di movimento, si è trovata ben presto ad essere promossa in zona arancione.
Tra le evidenze più significative di questa variazione cromatica, da domenica 15 novembre, figurano la chiusura di bar e ristoranti, a parte per il servizio di asporto, e l’impossibilità di uscire dal proprio comune di residenza se non per motivazioni comprovate, come necessità lavorative, di salute o motivazioni riconducibili alla voce “urgenze” dell’ultimo DPCM.
Tra queste, non è contemplato il desiderio, per chi vive in città, di raggiungere la montagna o la collina per passare un po’ di tempo all’aria aperta. Si può fare attività fisica, ma all’interno del proprio territorio comunale.

Termina per cui la possibilità di raggiungere l’Appennino, per lei che vive a Bologna e per molti, moltissimi altri. Cessa l’opportunità di riempirsi gli occhi dei colori autunnali in continuo mutamento, di respirarne i profumi e solcarne le morbide vette. Nonché di godersi la prima neve, giunta in anticipo grazie alla corrente fredda che nei giorni scorsi ha investito queste latitudini.
Per chi ha bisogno di muovere le gambe per svuotare la mente, per ritrovarsi, o anche solo per fare attività fisica all’aria aperta, serve posizionarsi nella dimensione del trekking urbano, l’esplorazione a forza di gambe dei luoghi nascosti della città e di quelli fin troppo conosciuti. Raggiungendo i colli e le sue aree verdi direttamente dal centro storico.
Non sarà la stessa cosa, ma è un palliativo accettabile.

Ad aiutare i solcatori di selciati bolognesi, c’è la mappa catastale del Comune, dove sono ben indicati i confini del territorio, sui quali poter surfare senza mai infrangere le regole.
Lei, che non aspettava altro che un fine settimana di sole dopo una faticosa settimana uggiosa, ha stretto bene le stringhe delle scarpe da asfalto, riempito un paio di borracce, infilato nello zaino l’immancabile sacchetto di frutta secca, ed è partita in esplorazione.
Raccogliendo qualche itinerario, vecchio e nuovo, a lunghezza variabile e tra loro modulabili, da condividere in attesa del cambio cromatico della regione.
Ma da tenere a mente anche dopo, per vivere ed osservare la città da una prospettiva differente.

Area e perimetro dei quartieri di Bologna.
Fonte: http://dati.comune.bologna.it/node/1183

– AVVERTENZE –
Tutti gli itinerari partono e tornano in Piazza Maggiore.
Il chilometraggio indicato si riferisce all’intero anello, seppur in alcuni casi siano indicati i chilometraggi parziali.
Tutti gli itinerari presentano un certo dislivello, perché si arrampicano sulla dorsale dei colli. Presto sarà disponibile anche la versione per “passisti”.
Il sabato e, soprattutto, la domenica, negli itinerari più vicini al centro cittadino, c’è il rischio di trovare metà della popolazione comunale.


1. San Luca, l’irrinunciabile.

Da Piazza Maggiore si raggiunge Porta Saragozza, e si compie il primo di innumerevoli passi lungo i seicentosessantasei archi di portico che da secoli guidano i penitenti verso la cima del Colle della Guardia.
Superato il Meloncello, che permette di attraversare la Via Porrettana dall’altro, inizia la salita vera, quella famosa per le sfide podistiche e ciclistiche, fatta di scalinate e cambi di pendenza, da affrontare con la dovuta calma.
Sulla cima dell’ultima gradinata, la croce di legno e l’anfiteatro che porta all’ingresso del Santuario e permette di scendere nello spiazzo antistante, per rimirare dal basso la chiesa così faticosamente raggiunta, nella sua interezza.
La più classica delle discese prevede di effettuare il portico in senso opposto, riuscendo a godersi maggiormente il paesaggio attorno.

a/r: 9 km circa.
tempo: due ore.

VARIANTE: si può decidere, una volta al Santuario, di riguadagnare il centro storico discendendo Via di Monte Albano e poi Via di Casaglia.

lunghezza anello: 14 km.
tempo: tre ore.


2. L’Osservanza, il colle amico.

Si attraversa Piazza Maggiore per prendere Via D’Azeglio, passando sotto le finestre della casa di Lucio Dalla e da Piazza dei Celestini.
La si percorre tutta, fino a Porta San Mamolo, dove poco dopo l’imbocco della omonima via sulla destra si stacca ripida Via dell’Osservanza, che porta fino all’omonimo colle, sul quale sono situati la Chiesa e il Convento dell’Osservanza, con i loro 230 metri sul livello del mare.
Per coprire i 2,3 km che la separano dalla Chiesa di San Petronio sono necessari circa 30 minuti.

Guadagnata questa altezza, con la fatica in salita con punte al 18% di pendenza, si può approfittare per raggiungere l’Eremo di Ronzano e godersi i panorami che da lì si aprono, che ricordano le colline toscane.
Al lato destro della Chiesa dell’Osservanza la strada continua per poche decine di metri e sulla sinistra si trova il sentiero 904, che appena rialzato rispetto alla strada asfaltata, conduce al parcheggio di Villa Ghigi.
Entrando nel parco della Villa, il 904, supera un piccolo orto botanico realizzato da una scuola poco distante e una serie di vigne, e conduce, seguendo la vecchia Via Crucis, all’Eremo ed al suo viale di cipressi, luogo magico d’eccellenza dei primi colli della città.

Per riguadagnare la città ci sono diverse alternative, che permettono di modulare la lunghezza dell’escursione urbana:
– tornare indietro dal medesimo sentiero o lungo l’asfalto (che regala un bello scorcio di San Luca sul colle adiacente) fino a via dell’Osservanza;

a/r: 8 km circa.
tempo: 1 ora e 45 minuti.

– perdersi per i viali alberati di Villa Ghigi, tornando infine su via San Mamolo;

lunghezza anello: 8 km circa.
tempo: 1 ora e 45 minuti.

– raggiungere la Chiesa di San Michele Arcangelo di Gaibola e riguadagnare il centro cittadino per Via dei Colli.

lunghezza anello: 10 km circa.
tempo: 2 ore e 15 minuti.


3. L’ospedale abbandonato.

Da Piazza Maggiore si imbocca Via D’Azeglio e si raggiunge Porta San Mamolo.
Lasciandosi sulla destra Via dell’Osservanza, si prosegue dritto alcune decine di metri e si asseconda la curva a sinistra della strada imboccando Via Codivilla.
Subito, sulla destra, superato un cancellino, si apre un piccolo parco pubblico che con un serpeggiante viale sterrato conduce alla Chiesa di San Michele in Bosco, che dall’alto domina la città, regalando un panorama in tinte calde sul centro storico ed i suoi tetti.
Dalla terrazza serve tornare leggermente sui propri passi, nella parte retrostante alla Chiesa ed al complesso ospedaliero dell’Istituto Ortopedico Rizzoli, per imboccare Via Delitala, la quale, praticamente in piano, lungo un bel viale alberato, conduce al Centro di Ricerca Codivilla-Putti, la enorme struttura giallo-ocra che domina il colle e che risulta sempre paurosamente spettrale per l’essere in buona parte non utilizzata.
Da qui, per via di San Vittore si riconquista via San Mamolo e si ritorna al punto di partenza.

lunghezza anello: 6 km.
tempo: 1 ora e 15 minuti.


4. I parchi arroccati.

Itinerario decisamente più lungo, che può essere interessante per una scampagnata in una domenica di sole, in cui si desidera stare all’aria aperta per tutta la giornata. Si incontrano, infatti, diversi parchi pubblici in cui potersi fermare a riposare e sbocconcellare un panino o fare merenda.

Da Piazza Maggiore si imbocca via Castiglione, per raggiungere i Giardini Margherita, polmone verde del centro cittadino.
Li si attraversa, e si esce su Via dei Sabbioni, da cui in brevissimo si giunge a prendere sulla destra Via Siepelunga, e la sua promessa di una vita smeralda al sicuro delle ville signorili che la caratterizzano. Questa ci porta all’incrocio con la Trattoria di Monte Donato, famosa per le specialità emiliane, da cui si stacca Via Monte Donato che porta al prato omonimo, tappa delle grigliate primaverili dei giovani della città.
Attraverso il saliscendi verde del sentiero 902 si raggiunge Forte Bandiera, da cui imboccare Via di Gaibara e poi Via delle Lastre fino al Parco di Monte Paderno. Da cui, lungo Via dei Colli si arriva al Parco Cavaioni, senza dubbio il più grande e morbido di quelli finora attraversati. Vanta la presenza di un paio di chioschi e un ristorante dalla cucina eccezionale, in cui potersi fermare per ristorarsi (al netto degli eventuali DPCM in vigore).
Infine, imboccando Via di Casaglia e percorrendola nella sua totalità, si giunge a Via Saragozza, da cui rientrare in Piazza Maggiore.

lunghezza anello: 21 km.
tempo: 4 ore e 3o minuti (al netto delle pause).


5. Monumento ai Caduti di Sabbiuno

Altro itinerario più lungo, molto suggestivo, che ripercorre la memoria della strage dei prigionieri del Carcere di San Giovanni in Monte, quasi tutti partigiani, ad opera dei nazifascisti del dicembre del 1944.
Un passo dopo l’altro si ricalca la marcia della morte a cui sono stati costretti, fino a giungere a Sabbiuno, sul limitare del calanco franoso, dove furono fucilate le (almeno) cinquantotto persone prigioniere, e poi gettate nel calanco. Fino alla fine delle primavera successiva, al termine del secondo conflitto mondiale, non si è saputo nulla di questa grave rappresaglia, e il numero esatto delle vittime non è ancora definitivo, perché molti corpi non sono stati ritrovati nel territorio in continuo mutamento.
Il Memoriale dei Caduti di Sabbiuno, punto di arrivo di questo itinerario, è stato eretto nel 1974 e si suddivide in due parti: una in cima al calanco, che fa rivivere lo sgomento degli ultimi passi dei condannati a morte davanti al plotone di esecuzione; una in fondo al calanco, una croce bianca, a simboleggiare il tentativo di oblio inflitto ai corpi privi di vita.

Da Piazza maggiore si raggiunge San Giovanni in Monte, deve era situato il carcere dall’epoca napoleonica al termine della Seconda Guerra Mondiale, e si intraprende un itinerario ben indicato per le biciclette, che permette di ricalcare il percorso dei prigionieri condotti a Sabbiuno.
La prima parte da San Giovanni in Monte al Parco Cavaioni è identica a quanto descritto per l’itinerario precedente. Da qui, sulla sinistra si stacca Viale Sabbiuno che seguendo il crinale franoso dei calanchi arriva al Monumento ai Caduti.
Il ritorno in città può essere effettuato seguendo Via dei Colli fino a Porta San Mamolo.

lunghezza anello: 23 km.
tempo: 5 ore (al netto delle pause).

Una risposta a “Consigli non richiesti di trekking urbano (in zona arancione).”

  1. […] Al termine della strada, attraversando Via di Corticella, si giunge in via Alfonso Lombardi, in cui una targa su un’abitazione privata ricorda come quello stesso stabile abbia ospitato un rifugio partigiano, attaccato dai nazifascisti il 12 dicembre 1944, durante la cosiddetta Seconda Battaglia della Bolognina.(Erano tempi duri quelli, in città. Pochi giorni dopo sarebbe iniziato l’eccidio di Sabbiuno di Monte Paderno, la cui memoria è anche “calpestabile” seguendo l’itinerario numero 5 qui.) […]

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