Per secoli il Monte Bianco, la più poderosa delle cime alpine, non è esistito sulle mappe, come inghiottito da un enorme buco nero.
Le vette vicine vengono battezzate fin dall’epoca romana, ma nel corso dei secoli, mentre a Courmayeur si estraggono argento e oro dalle miniere e i vescovi esorcisti fanno la spola tra Ginevra e Chamonix per fermare l’avanzata luciferina dei ghiacciai, del Bianco non c’è traccia.
Non possiede nemmeno un nome, perciò non esiste.
Bisogna aspettare il ‘500, quando Carlo Passerin d’Entreves narra con la sua penna di un Mystère conservato nella cattedrale di Aosta, dedicato all’impresa di San Bernardo sul Monte Joux, da cui scaccia i demoni, ordinandogli di gettarsi tra i crepacci del “Montmalet”, e lì rimanere.
Un secolo dopo esordirà finalmente sulle carte geografiche, dove viene indicato con diversi toponimi: Mont Malet, Mont Maley, Mont Maudit.
Cambia il nome, ma la maledizione che sottintende resta.
La denominazione attuale viene coniata da Pierre Martel, ginevrino, nel 1741, al seguito dell’impresa sul Mer de Glace di William Windham e Richard Pococke. Ben presto da grande sconosciuto si tramuta nella più ambita vetta da conquistare.
Questo avviene l’8 agosto 1786 ad opera di un cercatore di cristalli, Jacques Balmat, e del medico condotto di Chamonix, Michel Gabriel Paccard.
Con questa prima ascesa tutti poterono rendersi conto di come la vetta e i crepacci non fossero in realtà abitati da folletti e diavoli, e che gli unici fantasmi con cui gli uomini si devono confrontare durante la salita sono quelli interiori, suscitati dal sublime della sfida alla grande montagna.
Ben presto i montanari e i cercatori di minerali vengono sostituiti da alpinisti di professione, e nel 1888 anche la Regina Margherita di Savoia volle inerpicarsi fino ai 3375 metri del Rifugio Torino, costruito sulle pareti del Montmalet.
Infiniti passi lo hanno solcato, ormai, compresi quelli di Walter Bonatti, che ha portato lassù il suo infinito amore per la più alta vetta d’Europa.
“Ma il Bianco è un mondo.
E’ la Mecca dell’alpinismo internazionale.
Nessun’altra montagna assomma tanti itinerari divenuti mitici:
la nord delle Jorasses, la Brenda, il Pilone Centrale,
le Aiguilles de Chamonix, il Dente del Gigante.
Nei due mesi estivi, carichi di adrenalina,
gli scalatori di tutto il mondo pongono l’assedio al massiccio,
decisi a portarsi a casa il loro frammento di gloria”.
(Franco Brevini)