Il pellegrinaggio laico del 25 aprile.

“Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati.
Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì o giovani, col pensiero, perché li è nata la nostra Costituzione.”

Piero Calamandrei, discorso del 26 Gennaio 1955.

Come non dare ascolto a Piero Calamandrei, soprattutto il 25 aprile.
Quando si celebra la Festa di Liberazione, che ci ricorda che, settantasei anni fa, dopo anni di lotte e resistenza eravamo finalmente liberi dal nazi-fascismo e pronti a trasformarci in un paese democratico.
Ma ci ricorda anche che quello che è stato non deve tornare. E per questo si deve fare uno sforzo quotidiano, evitando di dare per scontata la nostra – attuale – libertà.

Per questo motivo la memoria va coltivata, un giorno dopo l’altro.
Un passo dopo l’altro, aggiunge lei.

In questo secondo 25 aprile senza feste di piazza è stata però concessa la possibilità di muoversi dentro il proprio comune, e lei è partita di buon ora, scarpe comode ed abbigliamento a cipolla, per un piccolo pellegrinaggio laico in alcuni dei luoghi della Resistenza bolognese.
Pellegrinaggio, perché per ogni targa o monumento inserito nel percorso ha lasciato un fiore, un garofano rosso, come si fa con le preghiere nelle stazioni quaresimali o una volta giunti, magari a piedi, in un luogo sacro.


– AVVERTENZE –
L’itinerario parte e torna in Piazza Maggiore.
Il chilometraggio indicato si riferisce all’intero anello.
L’itinerario si sviluppa completamente in piano e, a parte all’interno dei parchi pubblici, completamente su asfalto.


PRIMO GAROFANO
Da Piazza Maggiore si raggiungono le Due Torri, dove, sul basamento dell’Asinelli, nel pilastro d’angolo che guarda Strada Maggiore, si trovano tre scritte, realizzate il 21 aprile 1945, giorno della liberazione di Bologna, inneggianti Roosevelt, Churchil e Stalin. Ultime sopravvissute – e appena restaurate, delle tantissime scritte che quel giorno omaggiavano i liberatori sui muri della città.

Si imbocca quindi Strada Maggiore, da cui fecero il loro ingresso in centro storico le truppe alleate e italiane ed i partigiani.
A Porta Maggiore, attraversato Viale Carducci, si continua lungo Via Mazzini.
Alla Porta, possiamo ammirare uno dei dodici volti, quello di Flora Monti, dipinti da Antonella Cinelli, che quest’anno campeggiano celebrativi sulle porte della città.

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Torre degli Asinelli, aprile 2021.
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Porta Maggiore, aprile 2021.

SECONDO e TERZO GAROFANO
Si gira a sinistra su Via Fossolo, e la si segue fino al piccolo tunnel sotto la ferrovia. Lì, a destra dell’uscita c’è una piccola targa a Nino Luccarini, caduto per la libertà nel novembre del 1944. Poco distante c’è anche un piccolo giardino pubblico a lui dedicato.
Si prosegue su Via della Spina fino al Giardino Vittime della Uno Bianca e, superato Viale Lenin, all’angolo con Via Marx, c’è un piccolo triangolo verde in cui è ubicato il Monumento alla Brigata Partigiana Maiella, costituitasi nel 1943 e formata da volontari in maggioranza abruzzesi, Medaglia d’Oro al Valore Militare, che fu aggregata alle truppe alleate e combattè al loro fianco risalendo la penisola italica fino ad entrare tra i primi liberatori, dopo il battaglione dei polacchi, in città il 21 aprile. Il monumento è opera dello scultore Antonio Pizzi e raffigura le cime della Majella orientale, unendo tre blocchi scolpiti di pietra bianca.

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Monumento alla Brigata Partigiana Maiella, aprile 2021.

QUARTO e QUINTO GAROFANO
Da qui ci si dirige verso il quartiere Cirenaica, imboccando prima Via Felsina, poi Via Spartaco, Via Massarenti e infine Via Libia. Qui inizia il vero e proprio cuore del quartiere, che durante la Resistenza fu una vera e propria contrada ribelle, che si distinse per la presenza di due tipografie clandestine e la sede del CUMER (Comando Unico Militare Emilia-Romagna), che operò ininterrottamente dall’estate 1944 alla Liberazione. Per questo motivo, nel 1949 la toponomastica di quartiere, che evocava i territori libici ed esotici, venne sostituita con i nomi di alcuni partigiani ed antifascisti bolognesi.
Si lascia Via Libia per Via Mario Musolesi, il Comandante Lupo della Brigata Stella Rossa, che operava nella zona attorno a Monte Sole, e che lì perse la vita.
Più o meno zigzagando per il bellissimo quartiere, ci si ricongiunge a Via Bentivogli, dove è posta la targa commemorativa ai caduti.
Imboccato il Ponte di Via Libia, che dalla Cirenaica conduce al quartiere San Donato, si resta stupiti dai bellissimi ritratti a figura intera di quei personaggi che danno il nome alle strade ed ai parchi di quartiere. Ogni figura, ha un QRcode per scoprire la storia dietro ogni volto.

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Via Bentivogli, aprile 2021.
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Ponte di Via Libia, aprile 2021.

SESTO, SETTIMO e OTTAVO GAROFANO
Attraversata Piazza Mickiewicz si prosegue su Via della Repubblica e poi su Via Donato Creti, entrando velocemente nel quartiere Bolognina.
La prima tappa è Piazza dell’Unità, dove una targa ricorda i diciassette gappisti del quartiere caduti in combattimento.
Da qui l’itinerario si snoda tra le vie del quartiere – Via Spada, Via Barbieri, Via Gobetti, Via Lombardi, lasciando qua e là qualche fiore rosso.

NONO GAROFANO
Infine, seguendo Via di Corticella, si arriva al Parco delle Caserme Rosse, che fu campo di raccolta e smistamento attivo dall’8 settembre del 1943 al 12 ottobre 1944. Inizialmente era stato pensato per i militari italiani che non vollero entrare nell’esercito tedesco nè nella RSI, ma in seguitò vi transitarono anche partigiani, civili e sacerdoti rastrellati. La sua posizione nelle immediate vicinanze della linea ferroviaria di cintura della città permetteva un facile smistamento dei prigionieri, che spesso nemmeno venivano registrati, e di cui si sono perse, letteralmente, le tracce. I registri permettono, infatti, di stimare che nei soli mesi che intercorrono tra il maggio e il settembre del 1944 furono almeno trentacinque mila i civili che transitarono per il campo, ma non si hanno, invece, i dati sui militari.

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Piazza dell’Unità, aprile 2021.
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Parco delle Caserme Rosse, aprile 2021.

Per l’itinerario resistente attraverso la Bolognina,
si può leggere il post di trekking urbano che ho realizzato qualche mese fa: questo.


DECIMO e UNDICESIMO GAROFANO
Attraverso Via Antonio Giuriolo, il capitan Toni, a cui lei è fortemente legata avendo combattuto e perso la vita in Località Corona, poco lontano da dove è cresciuta, Via dell’Arcoveggio, Via Fratelli Cervi e Via Gagarin, si entra dall’ingresso posteriore nel Parco di Villa Angeletti, accanto al Canale Navile. Questo parco, uno dei più grandi della città, ricco di vegetazione autoctona e luoghi di aggregazione, anche didattica, ospitava l’omonima villa, completamente distrutta dai bombardamenti sulla città, data la posizione molto vicina alla stazione centrale ed alla rete ferroviaria.
Attraversandolo longitudinalmente, restando sul lato sinistro del canale, si raggiunge un piccolo sottopassaggio che porta direttamente in Via Zanardi, da cui in pochi minuti si arriva a Porta Lame.

DODICESIMO GAROFANO
Porta Lame é uno dei principali simboli della Resistenza in città. Qui si svolse il 7 novembre 1944 la cosiddetta Battaglia di Porta Lame, che fu il primo vero scontro armato tra i partigiani e i nazi-fascisti della cittá di Bologna. Quel giorno morirono in dodici, tra le fila della Resistenza, e piú del doppio furono le perdite nemiche.
Oggi, nel piccolo spazio verde attorno alla Porta, ci sono due statue rappresentanti una partigiana e un partigiano, forgiate con il bronzo fuso del monumento equestre di Mussolini, che adornava il Littoriale e che fu decapitato dalla furia del popolo il 25 luglio 1943.
Ogni anno, nel giorno dell’anniversario della battaglia, l’Associazione Strade di Resistenza organizza un piccolo gruppo di persone per rendere omaggio ai combattenti cantando Bella ciao.

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Porta Lame, aprile 2021.

TREDICESIMO GAROFANO
Da Porta Lame in breve tempo si giunge, attraverso Via Ercolani, Piazza Manfredi Azzarita, Via Riva di Reno, in Via Pietralata, dove una lapide ricorda undici partigiani comunisti caduti per la libertà.
Girato l’angolo si entra nel lastricato di Via del Pratello, nota sede della festa del 25 aprile cittadina.
Da due anni a questa parte l’Associazione Pratello R’Esiste tappezza le colonne di portico e i muri della via con fotografie, pensieri, opere d’arte dei cittadini che vogliono partecipare, per permettere alla festa collettiva di continuare a vivere nonostante le restrizioni.

QUATTORDICESIMO GAROFANO
Infine, l’ultima tappa dell’itinerario conduce al Sacrario dei caduti partigiani di Bologna e provincia, che domina sul muro di Palazzo d’Accursio proprio in Piazza del Nettuno.
Il Sacrario nacque per iniziativa spontanea della cittadinanza, che fin dalla mattina del 21 aprile 1945 iniziò a depositare fiori e santini ricordo – in un pellegrinaggio che nei giorni successivi assunse dimensioni imponenti – sul muro di Palazzo d’Accursio che per mesi aveva visto (nell’angolo sprezzantemente battezzato “posto di ristoro dei partigiani”) le fucilazioni sommarie di partigiani e antifascisti ad opera dei tedeschi e delle Brigate nere. Oggi il Sacrario raccoglie più di 2000 formelle con i ritratti o i nomi dei caduti

Mai come quest’anno, contornato dalle bandiere delle brigate partigiane che sventolano alle finestre del palazzo comunale, è stato protagonista della celebrazione della Liberazione, arricchendosi di infiniti fiori e biglietti.

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Sacrario dei caduti partigiani di Bologna e provincia, aprile 2021.

QUINDICESIMO GAROFANO
L’ultimo garofano rimasto lo tiene per sé: in un piccolo vaso sul tavolo all’ingresso, manterrà viva la memoria.


lunghezza anello: 19 km (al netto dello zigzagare all’interno dei diversi quartieri)
tempo:
 4 ore (al netto delle pause e delle divagazioni)


Al nonno Barbin.
Chissà se mi avresti raccontato la tua storia.

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