Tentativo di summit al Mongibello

Ore 05:30.

 

La spedizione aggiusta gli zaini sulle spalle.
La finestra meteo è ottimale, le condizioni per il tentativo di vetta sono propizie.

Inizia l’ascesa sulla Grande Montagna.
Il morale è alto, nessun intoppo all’orizzonte.

Hanno scelto la via Acmé (“il punto più alto”) che taglia la parete sud in due, retta e dalla pendenza che non lascia scampo.
Ogni passo posato significa arretrare di mezzo, a causa della friabilità dello scuro terreno.

Servono un paio d’ore di salita in queste impervie condizioni, osservati da animali selvatici incuriositi dalla loro solitaria presenza, per giungere all’ultimo campo attrezzato disponibile prima della vetta.

L’incedere resta regolare, sono ormai le 09:00 quando giungono a quota 2900 m s.l.m. .
Macherebbero solo 400 m di salita per toccare le bocche principali.

Il cratere centrale da Torre del Filosofo. Fuma.

Ma ecco che il sogno si infrange contro una colata di lava fresca. Esattamente come successo all’Hillary Step, anche qui il volere della montagna ha cancellato l’ultimo tratto di sentiero: i crateri centrali sono isolati.

Non resta che tornare al campo base amareggiati.
Accelerando il passo, per evitare che il suolo lavico, che diventa sempre più rovente, sciolga le suole delle loro calzature.


Forse un po’ meno eroico, ma quasi alla cima dell’Etna, quei due, ci sono arrivati.

Una risposta a “Tentativo di summit al Mongibello”

  1. Interessante resoconto della ascesa alla “Montagna”.
    Nella descrizione dell’itinerario verso i crateri, l’editore/correttore del libro ha commesso un grave errore, eliminando alcune informazioni.
    Semmai in futuro potrò editare il libro apporterò le dovute correzioni e aggiornamenti.

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